Moda, cibo, cultura. Food photography.
Nella prima parte dell'intervista i fotografi Bodha D’Erasmo e Gilda, autori della nuova campagna Valverde, ci hanno raccontato come catturare in un'immagine la purezza dell'acqua.
Ora la conversazione si concentra sulle diverse estetiche che attraversano moda, cibo, design...
Cosa pensate, in generale, della food photography e qual è la vostra visione personale?
Per noi l'estetica e la creatività rimangono sempre centrali. I codici che generalmente vengono usati nella food photography a volte non ci corrispondono esteticamente e spesso tendono a essere ripetitivi. Si potrebbe dire che il gusto e il cibo sono cultura, elevazione e piacere, aspetti centrali anche nella nostra visione della fotografia a prescindere dal soggetto. Ma troppe volte i codici usati non rispecchiano questi criteri. Come un cibo troppo saporito per colpire il gusto molto spesso non racconta altro, non crea immaginazione, ma vuole solo creare appetito, stimolare i sensi senza creare rimandi. Nella fotografia succede la stessa cosa.
Fra cibo, gastronomia, arte culinaria e moda esistono affinità e punti di contatto? Se sì, quali?
Ormai sempre più spesso questi mondi si contaminano a vicenda per cercare nuovi stimoli e nuove alchimie. Ma alla base di questa contaminazione c'è sempre una cultura, senza la quale ogni tentativo sarebbe vano o controproducente. La cultura ci permette di riconoscere quegli elementi di fondo che risuonano nei vari ambiti e ci permette di farli dialogare fra loro. L'estetica è sicuramente uno di questi elementi, ma ci vuole intuizione e conoscenza, senza le quali l'estetica impazzisce come la maionese. Fra cibo, gastronomia, arte culinaria e moda, un forte punto di contatto è il design. Vale a dire il rapporto che l'essere umano ha con la materia e la sua capacità di forgiarla al fine di darle una forma attraverso una visione.